L’olio extravergine italiano è senza ombra di dubbio una delle eccellenze incontrastate del nostro paese (l’Italia è uno dei principali Paesi produttori al mondo, e vanta decine di zone DOP e IGP). Ingrediente simbolo della dieta mediterranea, è un alimento in grado di cambiare il volto e il gusto di ogni preparazione e in esso è possibile scorgere tutta la forza della natura che benigna ha fornito dei suoi doni la nostra penisola. L’Italia è l’unico paese al mondo che possiede più di 500 varietà di olive diverse (42% del patrimonio mondiale) che possono produrre caratteristiche di olio extra vergine molto diverse e tutte eccellenti.
Questa straordinaria ricchezza fa dell’olio extravergine italiano non solo un prodotto che si distingue per caratteristiche nutrizionali, per purezza, per grado di acidità, per contenuti di polifenoli, ma anche come un appassionate racconto di territori, di regioni la cui storia si intreccia in maniera indissolubile alla pratica dell’olivicoltura. Una storia che diventa anche vita e passione di intere generazioni di produttori e amorevoli custodi di questa preziosa e insostituibile tradizione italiana.
L’etichettatura
La preziosità e l’unicità dell’olio extravergine italiano è tale che, come è risaputo, negli anni si sono moltiplicati i casi di contraffazione, che hanno portato le organizzazioni dei produttori italiani a richiedere in sede europea delle normative chiare a tutela del prodotto e dei consumatori.
In virtù di queste sollecitazioni, la Commissione Europea ha ritenuto opportuno modificare la normativa comunitaria ed estendere l’obbligo dell’indicazione dell’origine agli oli commercializzati sul territorio comunitario sposando, così, la politica italiana. Tale obbligo è stato introdotto con il Reg. Ce 182/2009 del 6 marzo u.s., e per questo motivo il nuovo provvedimento è stato da più parti salutato come una vittoria legislativa del Made in Italy. Le principali novità introdotte dal nuovo Reg. Ce 182/2009 riguardano l’indicazione dell’origine e delle caratteristiche organolettiche. L’indicazione dell’origine diventa obbligatoria per l’olio extravergine di oliva e per l’olio di oliva vergine, e deve figurare sull’imballaggio e/o sull’etichetta del prodotto. Sono esclusi da quest’obbligo gli oli di oliva DOP o IGP poiché soggetti a specifica normativa.
Le fattispecie contemplate dal Reg. Ce 182/2009 per indicare l’origine sono tre:
1. olio ottenuto nello stesso Stato Membro di raccolta delle olive: in questo caso è possibile richiamare l’origine indicando il nome del Paese seguito da diciture quali “Prodotto in…”, “Ottenuto in …”, ma anche indicazioni del tipo “100% prodotto in …”. Il nome dello Stato Membro può essere sostituito da un riferimento alla Comunità.
2. olio ottenuto in uno Stato Membro con olive provenienti da altri Stati Membri/Paesi terzi: in questo caso l’indicazione dell’origine deve essere apposta adottando la seguente dicitura “Olio (extra) vergine di oliva ottenuto in … da olive raccolte in …”. Anche in questo caso il nome dello Stato Membro può essere sostituito da un riferimento alla Comunità. Qualora fosse necessario indicare più Stati Membri/Paesi terzi, questi devono essere menzionati in ordine ponderale decrescente in relazione alla quantità apportata.
3. miscele di oli comunitari e/o non comunitari: in questo caso le modalità di indicazione dell’origine sono una delle seguenti, da utilizzarsi in relazione alla tipologia di prodotto: a. “Miscela di oli di oliva comunitari”, oppure un riferimento alla Comunità; b. “Miscela di oli di oliva non comunitari”, oppure un riferimento all’origine non comunitaria; c. “Miscela di oli di oliva comunitari e non comunitari”, oppure un riferimento all’origine comunitaria e non comunitaria.
Olio extravergine italiano principali caratteristiche
Quando si parla di olio extravergine italiano si deve intendere un prodotto lavorato solo attraverso metodi fisici e meccanici, escludendo qualsiasi ricorso a sostanze di sintesi chimica, con la sola spremitura delle olive: l’olio extravergine di oliva è infatti l’unico olio che non viene sottoposto a raffinazione (il processo di rettifica che produce, anche se in piccola percentuale, i dannosi grassi trans). Si parla, dunque, di un olio autenticamente naturale che deve soddisfare anche un altro requisito fondamentale che è quella dell’acidità, che deve essere inferiore allo 0,8%.
L’olio evo è uno dei più ricchi di acido oleico (circa il 62%), il più abbondante tra gli acidi grassi monoinsaturi a lunga catena presenti nel nostro corpo, con grandi proprietà nutrienti ed emollienti. Oltre all’acido oleico, l’olio d’oliva contiene circa il 15% di acido linoleico, il 15% di acido palmitico e il 2% di acido stearico. Contiene inoltre una frazione insaponificabile che va dall’1 al 2 % e che fornisce a questo olio una significativa concentrazione di ingredienti attivi antiossidanti tra cui: composti fenolici, clorofilla, Vitamina E, fitosteroli con azione riparatoria e antinfiammatoria e squalene, uno dei principali componenti della superficie della pelle.
Puglia regina della produzione di olio extravergine italiano
L’Italia è uno dei principali produttori mondiali di olio di oliva, non esiste zona del Belpaese che non sia vocata alla coltivazione dell’ulivo e alla produzione di eccellente olio extravergine italiano. All’interno di questa produzione di eccellenza esistono dei territori che si distinguono in maniera particolare per quantità e qualità. Parliamo in questo caso di tre regioni del sud come Puglia, Calabria e Sicilia. Queste regioni rappresentano circa l’80% della produzione di olio extravergine italiano e si distinguono per la presenza di cultivar particolarmente pregiate capaci di dare un gusto unico e inconfondibile al prodotto finale.
Delle tre regioni citate, la Puglia, tradizionalmente il territorio più significativo in termini di volumi (51% in media), pur dovendo affrontare in questi anni gravi difficoltà legate ai cambiamenti climatici e alla piaga della xylella, è ancora la regina incontrastata della produzione di olio extravergine italiano. I dati forniti dall’ultimo rapporto Ismea indicano che la ripresa produttiva parte proprio dalla Puglia, capace di mettere a segno una produzione di olio da pressione nel 2019 da 208.755 tonnellate (+185,5% sul 2018) (cfr. https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2020/05/04/olio-d-oliva-la-produzione-italiana-2019-raddoppia/66712).
Come detto, la Puglia si distingue non solo per quantità, ma anche per qualità, potendo contare su ben 4 DOP, assegnate a 4 tipi di olio prodotti in altrettante zone della regione: Dauno, Terra di Bari, Colline di Brindisi, Terra D’ Otranto, a loro volta suddivise in undici sottozone, a seconda del territorio di produzione. La regione possiede ben 21 cultivar che vanno dalla Bambina di Gravina alla Cellina di Nardò. Due delle eccellenze produttive del territorio sono:
Ogliarola (Barese, Garganica o Salentina che rappresenta la varietà più diffusa con caratteristiche variabili legate alle zone da cui prende il nome. Si tratta di una cultivar di buona resa e soprattutto, ottima qualità con un olio dal sapore inteso e fruttato;
Coratina (sin. Racioppa) anche questa una varietà molto diffusa sul territorio regionale, che produce un olio ricco in polifenoli e dal sapore peculiare, amaro piccante e fruttato intenso. Ottima la resa e la produttività.
Un’azienda pugliese che con le sue produzioni contribuisce alla qualità e all’eccellenza dell’olio extravergine italiano è senza dubbio il Frantoio Forestaforte è possibile scoprire il sapore unico e intenso del suo olio scorrendo le schede prodotti della vendita online aziendale.